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MostCare Up in pazienti COVID-19

Quando nel paziente COVID-19, con insufficienza respiratoria, si riconosce shock settico, il sovraccarico di volume dato dalla fluid resuscitation potrebbe peggiorare ulteriormente le condizioni cliniche come documentato dalla guida per la “Gestione clinica di una grave infezione respiratoria acuta quando si sospetta una nuova infezione da coronavirus (2019-nCoV)” redatta dalla World Health Organization e confermata dalla SIAARTI nella guida alla “Gestione del paziente critico affetto da Coronavirus: Raccomandazioni per la gestione locale”.

Diversi sono gli studi in cui vengono analizzati i cambiamenti dell’emodinamica nei pazienti in shock settico: fra questi “Heart rate reduction with esmolol is associated with improved arterial elastance in patients with septic shock: a prospective observational study” di Morelli et al.

Il disaccoppiamento ventricolo-arterioso, presente nel paziente in shock settico, è ulteriormente esacerbato sia da un aumento del post-carico attraverso la somministrazione di agenti vasocostrittori che dalla tachicardia. Quest’ultima, un classico in questi casi, aumenta anche il consumo di ossigeno del miocardio (…).

Vengono così chiariti gli effetti della riduzione della frequenza cardiaca sulle prestazioni cardiovascolari durante e dopo la terapia.

Uno dei parametri utilizzati a tal fine è MAP-DIC, misura che si ottiene dall’analisi della curva di pressione arteriosa di MostCare.

Citando l’articolo, “Si tratta di una vera e propria misura ottenuta dal Pulse Contour che esprime con precisione l’interazione tra la contrattilità del ventricolo sinistro e un dato post-carico. Questa misura può indicare cambiamenti nella contrattilità meglio di LVEF (Left Ventricular Ejection Fraction) che potrebbe essere normale in uno shock settico, nonostante una grave compromissione della contrattilità intrinseca del ventricolo sinistro. Normalmente, in soggetti sani il valore di MAP – Pdic è molto basso in quanto il valore delle singole MAP e Pdic sono simili. Al contrario, nello shock settico il valore di MAP – Pdic è alto a causa della riduzione del tono arterioso, che riflette una risposta adattiva ad una diminuzione del SV. Infatti, una diminuzione della resistenza arteriosa permette un SV più alto a prescindere dalla contrattilità e dal riempimento del ventricolo sinistro. Dopo la riduzione della frequenza cardiaca, abbiamo notato una diminuzione del MAP – Pdic; questo suggerisce che, in alcuni pazienti, il postcarico è diventato potenzialmente eccessivo per quel livello di contrattilità.”

L’articolo suggerisce quindi quanto la posizione della dicrota e quindi dei parametri che ne conseguono, possono aiutare nello stabilire le performance del sistema cardiovascolare.

Come  si può riscontrare dall’immagine, dopo la riduzione della frequenza cardiaca l’onda di pressione arteriosa ritorna “fisiologica”.

In generale, in questo tipo di pazienti è da consigliare un’attenta vigilanza sull’andamento della pressione dicrota. Un suo significativo abbassamento può indicare, ancora prima e meglio dell’abbattimento delle resistenze, l’inizio di una fase di alterazione emodinamica correlata ad una sepsi o a patologie, come quelle provocate da Covid-19, che possono portare a risposte fisiologiche assimilabili alla sepsi.

Ulteriori informazioni nella pagina dedicata a MostCare Up

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